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9
Mar

Sindaco sulla questione Centro Storico: “Non criminalizziamo una generazione”

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“Sarebbe sbagliato e ingiusto criminalizzare una generazione, ma è indubbio che assunzione di stupefacenti e abuso di alcol rappresentano rischi per la salute e nello stesso tempo manifestazioni di disagio sociale. Non funziona il paternalismo e non bastano reprimere lo spaccio e sanzionare chi non osserva le ordinanze, occorre mettere in campo azioni per ridare ai giovani spazi e occasioni di socialità, dare loro la possibilità di esprimersi, stare nella città e nel centro storico in particolare con motivazioni e stimoli positivi.

Il Comune ha chiamato attorno al tavolo, ideale e reale nello stesso tempo, le istituzioni, mondo della scuola, Università, presidi sanitari territoriali per costruire su questo tema azioni organiche, scambiare informazioni ed esperienze, lavorare in sintonia.”

Così il sindaco Boccali ha riassunto l’iniziativa di riunire per la prima volta nella Sala rossa una folta rappresentanza dei soggetti che a diverso titolo sono interessati all’universo giovanile e ai suoi problemi. Un tavolo non occasionale o estemporaneo ma che troverà, anche con una apposita delibera della giunta, una sua definizione formale.

Tra i partecipanti, la Regione (con la vice presidente, Carla Casciari, ed il direttore della Sanità, Emilio Duca), l’Università (il Prof. Mario Tosti), l’Università per stranieri (il rettore, Stefania Giannini), il Coni (il presidente, Domenico Ingozza), l’Ufficio scolastico regionale (il direttore, Maria Grazia Melina), la Asl (il direttore generale, Giuseppe Legato; la dott.ssa Claudia Covino), l’ Adisu (l’amministratore unico, Maurizio Oliviero) ed anche la Provincia, l’Afas, gli assessori allo sport (Ilio Liberati) ed alla cultura (Andrea Cernicchi), dirigenti comunali dei servizi sociali.

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Il sindaco ha aperto e chiuso la riunione, sottolineando che sarebbe sbagliato e perdente circoscrivere questi temi nell’ ambito della sicurezza urbana, ed ancor più pensare ad una sorta di “militarizzazione” del centro. Sono temi, secondo Boccali, sui quali “la città deve dare una risposta globale, a partire naturalmente dalle famiglie e con il coinvolgimento di tutte le istituzioni ed anche dei soggetti non pubblici, ma non si può pensare di risolverli esclusivamente con politiche di tipo proibizionistico”.

La riunione è stata anche l’occasione per raccogliere ed incrociare dati, come quelli forniti dalla vice presidente Casciari. Nel 2010 in Umbria ci sono stati 24 decessi per overdose, 23 in provincia di Perugia ed uno in provincia di Terni; 19 i maschi, e, per la prima volta, 2 transessuali (ce n’era stato uno soltanto nel 2007); 8 decessi nell’età 35-39 anni ed altrettanti oltre i 40 anni, mentre 5 sono stati i morti nella fascia 25-29 anni; nella maggior parti dei casi la droga killer è stata l’eroina; per il 25% dei casi i deceduti erano nati all’ estero (dato in crescita rispetto agli anni precedenti), ma 19 dei morti (il 79% del totale) risiedevano comunque in Umbria e di questi 3 a Perugia (4 a Spoleto, 2 a Città di Castello e Todi, 4 senza fissa dimora). Infine, in 17 su 24 casi il cadavere è stato rinvenuto a Perugia.

Un aspetto emerso con molta rilevanza è stato il ruolo (ma anche le proposte) delle Università. Il rettore Giannini ha sottolineato che se molti aspetti del fenomeno sono di rilevanza nazionale, c’è però una specificità perugina per quanto riguarda tre questioni: la sicurezza, una certa staticità della società cittadina, la peculiarità di centro universitario. Sia la Giannini che il Prof. Tosti hanno prospettato come potrebbe essere importante, risorse permettendo, pensare di tenere aperte le facoltà universitarie, le biblioteche e gli altri centri di riferimento per gli studenti anche fino a tarda ora e nei week end.

Il Prof. Oliviero ha aggiunto che esiste una evidente difficoltà a coinvolgere gli studenti nelle iniziative e addirittura a fare conoscere le opportunità, ed ha riferito che al servizio “di ascolto” istituito dall’ Adisu, nel 2010 si sono rivolti oltre 14 mila studenti, portatori quindi di difficoltà e disagi di vario titolo e grado, ma che sono duemila si sono “fidelizzati”, cioè hanno conservato una abitudine di approccio al servizio. Una riunione, dunque, nella conclusione del sindaco, molto positiva perché ha prima di tutto confermato una disponibilità condivisa a lavorare insieme, passando dai temi generali ai singoli aspetti ed alle relative proposte.