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Gen

Pd Umbria, assemblea regionale e primarie il 7 febbraio

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A tarda sera si è conclusa la lunga maratona del PD Umbro iniziata in mattinata con un incontro tra i maggiorenti del partito, proseguita nel pomeriggio prima con l’incontro di coalizione seguito dalla riunione della mozione Bersani e poi finalmente l’assemblea. La relazione di Bottini aveva sancito definitivamente il verdetto negativo sulla famosa candidatura condivisa e spianato la strada alle primarie. Molti interventi, molti riferimenti alla sindrome di Orvieto ed un piccolo intermezzo drammatico quando un militante di Gualdo Tadino aveva interrotto polemicamente Verini. Era toccato a Catiuscia Marini “mettere in positivo” la scelta delle primarie.

In conclusione un voto “bulgaro” 7 contrari e 3 astenuti e via verso le primarie del 7  febbraio. Per la presentazione delle candidature c’è tempo fino a sabato alle ore 20.

Bottini: “Il tempo stringe e stiamo attraversando l’ultimo tratto del sentiero. E’ ora di indicare un candidato alla coalizione e alla comunità umbra. Credo che questa sia la settima assemblea che facciamo, siamo in testa ad ogni record. Abbiamo cercato però di rendere comprensibile il nostro travaglio. Ora dobbiamo essere il partito di governo per eccellenza della nostra regione. Dei punti di frizione con la società umbra ci sono: c’è la società della crisi e dei precari ad esempio. Una società che poco comprende in nostri valzer. Questo però è l’ultimo tratto del nostro percorso. Abbiamo indagato contemporaneamente più possibilità, abbiamo cercato di tener insieme le possibilità della politica e quella delle primarie. Abbiamo tenuto vivo un doppio binario che riuscisse a sbloccare lo stallo. A questo punto credo che le primarie non rappresentino la politica che abdica, bensì sono un percorso che ci porta a risolvere un problema: la politica non viene messa da una parte. In questo scenario delicato sarà importante il coinvolgimento della coalizione. Cerchiamo di fare primarie anglosassoni e non mediterranee, di fare cioè primarie sui contenuti e non urlate.

Stramaccioni: “Spero che queste considerazioni non siano a futura memoria del Pd umbro. Ci si avvia o ci si vuole avviare più o meno allegramente alle consultazioni primarie per l’individuazione del candidato. Riterrei utile che prima riflettessimo su alcune cose. Questa eventuale scelta rappresenta l’impotenza di un gruppo dirigente perché dopo mesi di discussione era facile prevedere lo svolgersi di questi eventi. Dopo sei mesi non è che si sceglie questa strada per libera scelta ma per necessità. E la si sceglie 10-15 giorni prima della presentazione delle liste. Riflettiamoci bene. Dobbiamo essere in grado di svolgere il compito che ci è stato affidato da 75mila umbri. Le primarie, come sappiamo, sono un meccanismo di selezione che non è governabile da niente e da nessuno. Stiamo dando l’idea di abdicare a qualsiasi ruolo di direzione. Se vogliamo riflettere e non buttare a mare tutta la discussione, pensiamo al fatto che non è che non si è fatto uno sforzo o che non ci sono proposte per giungere ad una soluzione condivisa. Tutte e tre le aree hanno individuato in Bottini una proposta che ci può far uscire da una situazione di grande difficoltà. Non è che non c’è una strada, non possiamo dire muoia Sansone con tutti i filistei perché è una soluzione distruttiva. Ci sono i tempi e le condizioni, non possiamo affidarci solo alle norme, c’è un ruolo legittimo di questa assemblea che può decidere se vuole decidere. Riterrei che prima di andare a picco come il Titanic si smettesse di suonare il violino, e lo chiedo anche al nazionale. Ognuno, altrimenti, avrà la sua parte di responsabilità“.

Baiardini: “Io penso che la tensione che si è accumulata nel corso di questi mesi sia molto grande. Ha ragione Stramaccioni quando dice che c’è stato un congresso e delle primarie dove hanno votato 75mila umbri: 75mila persone che hanno legittimato questa assemblea. Come AD, prima dei pronunciamenti della commissione regionale e di quella nazionale, abbiamo detto che avremmo sostenuto un doppio binario: il percorso delle primarie era avviato ma si poteva interrompere se fosse saltato fuori un candidato condiviso. Ora il valore delle primarie sta nel non riprodurre il conflitto tra mozioni. Non siamo riusciti a trovarlo questo candidato condiviso. La stragrande maggioranza di Area democratica sosterrebbe la candidatura di Bottini non per rivendicare poi la segreteria che, ripeto, non rivendichiamo”.

Rossi: “Usciamo da un congresso difficile e non tutte le cose sono state gestite ottimamente. C’è un punto politico però che nessuno ha colto fino in fondo: con la candidatura di Rita era possibile collocare l’Umbria nel novero delle regioni che hanno risolto politicamente la questione. Qui siamo mancati, come gruppo dirigente complessivo del Pd. Non ci dividiamo su un’idea diversa dell’Umbria, ecco perché diventa difficile governare il partito. Nessuno pensa che le primarie siano il problema o la risoluzione dei problemi: quello che bisogna capire è il ruolo della politica. Vogliamo le primarie? Allora facciamole sempre e comunque e non per risolvere problemi di classe dirigente. In gioco c’è l’esito delle elezioni e la gente ci chiede di assumerci la nostra responsabilità: questo è il ruolo della politica”.

Marini: “Questa è un’assemblea autorevole e rappresentativa del partito: e questa penso sia la sede per individuare il percorso e selezionare la candidatura nonché per dare un giudizio di questi 10 anni. Io, per esempio, non ho mai pensato che il tema delle primarie sia una questione identitaria del Partito democratico. A tutt’oggi non ci sono state le condizioni politiche per arrivare ad una proposta nominativa. Stimo molto Ceccanti, lo conosco da molti anni ma non credo che possiamo fare una discussione su regolamenti che ci ha fatto apparire estranei ai nostri stessi militanti. Credo cha anche tu Alberto (Stramaccioni, ndr) ci dovevi dare una mano in più a far prevalere l’alta politica. Proviamo a riaprire una sintonia con i nostri elettori, se le interpretiamo così le primarie allora avranno un valore. Rimettiamoci in sintonia con gli elettori”.

Lorenzetti: “Un mese e mezzo fa in questa sala pensavamo di aver aperto un confronto sull’Umbria, un confronto programmatico vero. Io dissi in quell’occasione di provare ad alzare l’asticella tutti quanti insieme. Per molti anni questo gruppo dirigente non si è confrontato e qui non ce l’abbiamo fatta ad alzare quell’asticella. Nel congresso sembrava quasi che ci fossero quelli legittimati e quelli no, in particolare gli amministratori e in particolare io. Durante il congresso non abbiamo discusso anche se si sono misurati due gruppi politici. E non è vero che la mozione Bersani non può chiamarsi maggioranza: c’è una mozione che può chiamarsi maggioranza. C’è una maggioranza e due minoranze, ma ora è tempo di mettere da parte questi discorsi. Io non sono per mettere in discussione il segretario: se noi siamo costretti a ragionare su una soluzione istituzionale perché non ce la facciamo a fare altro io non metto in questo modo in discussione il segretario. Io per un mese e mezzo non sono stato un intralcio. Lo statuto si è rispettato solo contro di me. Io ancora non ho ricevuto né letto né ascoltato una motivazione contro di me. Noi abbiamo bisogno di ossigeno, di discutere e di capire e far capire di cosa stiamo parlando. La mia preoccupazione è questa: da tre passaggi elettorali a questa parte questo gruppo fatica ad avere un confronto vero, nel merito, il rischio è che si ossifichi il gruppo dirigente. Togliamo i veti che ci sono stati e troviamo un modo per uscire da questa situazione. Riattacchiamo la spina con l’Umbria e chissà che non riusciamo a vincere”.

Migliavacca: “Siamo ad un passaggio importante. E diciamoci la verità: è un passaggio largamente segnato da una decisione presa qua due mesi fa: ossia di fare le primarie per la scelta del candidato, una decisione presa alla fine di novembre. L’altra strada era quella di candidare ancora il presidente come è successo nella mia regione (l’Emilia Romagna, ndr). Questo meccanismo però si poteva fermare tramite due condizioni che non si sono realizzate: un accordo sul metodo o un nome largamente condiviso. Ora la conclusione dell’iter delle primarie è un qualcosa di necessario ed è una possibilità per tornare in contatto con gli elettori e gli iscritti. Però stiamo attenti: le primarie non possono essere il replay del congresso”.