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9
Nov

Ultimatum di Berlusconi, ma Fini non ci stà: “Non siamo in Caserma”

berlusconi-intoccabileEsplicito Feltri: «Chi non ci sta fuori dal Pdl» titolava a tutta pagina il suo “Giornale”.

E il catenaccio di prima chiariva l’avvertimento: “Entro mercoledì gli alleati dovranno firmare un documento che li impegna a tutelare il premier dall’offensiva giudiziaria. Se il numero delle adesioni non sarà soddisfacente, dimissioni della maggioranza e nuove elezioni. Quanto a Fini…”. Il messaggio non girava intorno a sottintesi: “i cavallini recalcitranti corrono il pericolo di rimanere fuori squadra”. Conclusione? “Ogni riferimento a Fini e al suo piccolo circo di storditi non è affatto casuale”.

Il direttore del Giornale mena fendenti per conto suo, come spiegano sottovoce dal Pdl ostentando una presa di distanze? Cerca “di dare la linea al partito”, in poche parole? “L’ultimatum” di cui parla Feltri, in realtà, non ha provocato alcuna esplicita smentita dalle parti berlusconiane. C’è da desumere, quindi, che il Giornale abbia raccolto umori e notizie di prima mano. Mettendoci sopra magari un buon carico di drammatizzazione. La settimana che si apre, quindi, dovrà essere quella del “redde rationem”. “Decisiva” come l’incontro con Bossi e Fini che dovrebbe tenersi tra giovedì e venerdì per dipanare definitivamente la matassa giustizia-regionali. E il leghista Calderoli, tra l’altro – nel pomeriggio di ieri – spandeva ottimismo su “una soluzione condivisa” vicina “al testo finale”.

Il “ricatto” ha fatto breccia? Gli avvertimenti sono serviti a mettere in mora le ultime resistenze degli alleati? “Tra martedì e mercoledì – leggiamo da Feltri – il premier sottoporrà a tutti gli uomini del suo schieramento un documento sul quale sarà scritto”, in sintesi, «ti impegni o no a superare col tuo voto la grana giudiziaria che minaccia la sopravvivenza del governo e della presidenza del medesimo?». Alla fine “si procederà alla conta” per capire chi sta con Berlusconi e chi no. E “se gli amici saranno tanti, i nemici saranno accompagnati alla porta”, altrimenti si andrà ad elezioni anticipate. L’asino casca sempre sui problemi giudiziari del premier dopo la bocciatura del lodo Alfano, visto che Berlusconi teme una sentenza di condanna che possa metterlo in mora. Da qui l’affannosa ricerca di un salvacondotto d’impunità per il Cavaliere. Il premier, martedì, rientrando in Italia da Berlino – oggi parteciperà alla cerimonia per il ventennale della caduta del Muro – incontrerà ad Arcore gli avvocati per una riunione tecnica su due testi diversi congegnati intorno alla prescrizione del reato. Si rispolvera un vecchio progetto dei senatori diessini Calvi e Fassone e lo si ridisegna a misura dei processi del premier. Se “l’intesa di massima” diventasse definitiva, Berlusconi, Fini e Bossi, poi, potrebbero renderla ufficiale. Sgombrando in campo, così, da uno dei macigni che intralciano la stessa trattativa sulle regionali. Bossi, insieme al Veneto, potrebbe avere un candidato governatore anche in Piemonte. Malgrado il Cavaliere – sondaggi alla mano – consideri il leghista Cota debole rispetto all’attuale governatore, la Pd Bresso. Accordo complessivo con il lasciapassare di Fini? Ieri, intervistato da Fabio Fazio, il presidente della Camera ha ripetuto che non gli piace “la caserma” e nemmeno il Pdl “come è fatto”. Feltri? “Quello che scrive mi lascia indifferente – ha scandito – Mi preoccuperei se alcuni intendimenti attribuiti a Berlusconi fossero veri, ma al momento non ho elementi per pensarlo”. Le firme che annuncia il Giornale? “Gli autografi si chiedono a Sting – ribatteva Fini – Il presidente della Camera non firma nulla, i parlamentari si regolino loro”. Se l’accordo con Bossi e Berlusconi andrà in porto – in effetti – il referendum pro o contro Cavaliere non avrà più ragion d’essere. Ma cercando di salvare le forme si potrà evitare la figuraccia di darla vinta ancora una volta al premier?