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26
Gen

Giornata della Memoria 2011 РDimenticare ̬ un lusso che non possiamo permetterci

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«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, come “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.»

Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria, anche se dovrebbe essere tutti i giorni, tutto l’anno.

Le istituzioni locali insieme a scuole ed università hanno promosso molte iniziative positive e interessanti, io andrò insieme ad altri amministratori alla Staffetta di lettura del DIARIO DI ANNE FRANK che si farà al Teatro Morlacchi di Perugia dalle 16:00 alle 19:00. Se volete partecipare anche voi prenotatevi allo 075-575421 dalle ore 9/13,30 e 15/18.

Ci vediamo lì per ricordare assieme.

giornata-della-memoria-02Il quotidiano tedesco Bild ha pubblicato i risultati di uno studio condotto dall’associazione veterani di guerra Erskine su un campione di duemila teenager della Gran Bretagna che rivela, a sessantaquattro anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, la scarsa conoscenza della storia. Moltissimi scolari inglesi ritengono che Adolf Hitler fosse un allenatore del Borussia Dortmud, che Auschwitz fosse un parco divertimenti e che l’Olocausto segnasse la fine della guerra.

La notizia è preoccupante. Anche perchè non è che fuori dal Regno Unito la situazione appaia più confortante.

In un periodo come quello attuale in cui con sempre maggiore insistenza qualcuno torna a sostenere che l’Olocausto non è mai esistito, occorre assolutamente tornare ad informare.

Il Generale Eisenhower, Comandante supremo delle Forze alleate, aveva ragione.

Incontrando le vittime dei campi di concentramento ordinò che fosse fatto il maggior numero di foto possibili e fece accompagnare i tedeschi che abitavano nelle città vicine ai campi a visitarli e a fargli seppellire i morti.

giornata-della-memoria-03La campagna visual è pensata solo per facebook: immagini forti, di impatto, provocatorie, che portino a discutere, anche e soprattutto a essere criticate.

Partiamo dalle affermazioni di “buon senso comune” che si sentono nei bar, nelle piazze ma purtroppo sempre più spesso anche neli luoghi deputati alla politica, in realtà di strisciante negazionismo e le contraddiciamo attraverso la sterminata documentazione fotografica, usata in maniera creativa,con l’arma di ironia e sarcasmo positivo.

Non possiamo dimenticare. È un lusso che non ci possiamo permettere.

Il respiro della Sicurezza del Reich arrivava ovunque: nelle università, nella firma del direttore di un ospedale pediatrico, alle audizioni dei cantanti dell’opera, nei quadri selezionati da una giuria per una mostra della primavera seguente, nella lista dei candidati per le elezioni del Reichstag.

giornata-della-memoria-04Tutto girava intorno alla Gestapo. Se il partito aveva sempre ragione, se la sua logica – o la sua illogicità – trionfava su ogni altra logica e la sua filosofia su ogni altra filosofia era tutto merito della polizia segreta. La bacchetta magica! Bastava perderla, però, perché la magia svanisse all’istante: un grande tribuno diventa un trombone, un corifeo della scienza un divulgatore di idee altrui. Bisognava tenersela ben stretta, dunque.

[…]

Aveva una sua opinione sulle relazioni all’interno dello Stato. Uno stato nazionalsocialista non poteva tollerare che la vita fluisse liberamente: essa andava guidata in ogni suo passo.

Per indirizzare il respiro delle persone, il loro senso materno, un circolo di lettori, le fabbriche, il canto, l’esercito o le giostre estive ci volevano dei capi, delle guide. La vita aveva perso il diritto di crescere come l’erba e di incresparsi come il mare.

E i capi, o almeno così pareva a Liss, appartenevano a quattro categorie fondamentali.

La prima era quella degli uomini tutti d’un pezzo, solitamente privi di grande acume e di capacità analitiche. Gente che attingeva slogan e formule da giornali e riviste, che citava i discorsi di Hitler, gli articoli di Goebbels e i libri di Franck e Rosenberg. Senza simili puntelli non erano buoni a nulla. Non perdevano tempo a riflettere sui nessi tra i fenomeni, erano crudeli e intolleranti in ogni frangente. Prendevano tutto sul serio: la filosofia e la scienza nazionalsocialista e le scoperte più vaghe, le conquiste del nuovo teatro, la musica nuova e la campagna elettorale del Reichstag. Mandavano a memoria il Mein Kampf come scolaretti e ci scrivevano opuscoli e relazioni.

giornata-della-memoria-05Di solito avevano un tenore di vita modesto, quando non misero, e più spesso degli altri venivano chiamati dal partito a incarichi che li strappavano dalle loro famiglie.

Eichmann, aveva pensato Liss in un primo momento, rientrava in quel gruppo.

La seconda categoria era quella dei cinici intelligenti. Costoro sapevano dell’esistenza della bacchetta magica. E in una cerchia selezionata di amici si permettevano di ridere di molte cose: dell’ignoranza dei nuovi professori ed esperti, degli errori e dei costumi di Leiter e Gauleiter. Mai del Fuhrer e dei massimi ideali, però. Era gente avvezza alla bella vita, ad alzare il gomito. Li si incontrava facilmente ai gradi alti che non a quelli bassi della gerarchia. Dove dormivano gli esemplari del primo tipo.

La vetta, invece, pensava Liss, era il regno della terza categoria, sette-otto persone in tutto, con la possibilità di ammetterne altre quindici-venti; un mondo privo di dogmi dove si poteva discutere liberamente di qualunque argomento. Niente ideali, lassù in alto, solo numeri e uomini potenti, allegri e spietati.

Tutto quello che succedeva in Germania, si scopriva a pensare Liss, ruotava intorno a loro e al benessere.

giornata-della-memoria-06Liss aveva rilevato che un numero ristretto di persone sulla vetta era sempre sinonimo di catastrofe. Se i maestri della meccanica sociale concedevano ai dogmatici di salire a certe altezze era per affidare loro incrichi particolarmente cruenti.

Quegli ingenui si godevano per qualche tempo il potere sommo, ma una volta conclusa l’opera sparivano, quando poi non andavano a condividere le sorti delle loro vittime. E gli allegri mestri sulla vetta restavano di nuovo soli.

Gli ingenui, che facevano capo alla prima categoria, possedevano una dote preziosa: venivano dal popolo. Citavano i classici del nazionalsocialismo e parlavano la lingua del popolo. I loro modi rozzi erano modi popolari, contadini, le loro battute divertivano platee operaie.

Poi c’era la quarta categoria: gli esecutori, assolutamente indifferenti al dogma, alle idee e alla filosofia, e del tutto privi di qualsivoglia facoltà analitica. Il nazionalsocialismo li pagava e loro lo servivano. La loro unica, somma passione erano porcellane, abiti, seconde case, gioielli, mobilia, automobili, frigoriferi. Non amavano i contatti, li credevano effimeri.

Liss mirava alle alte sfere, sognava di frequentarle, di averle amiche: era a proprio agio nel regno delle menti ironiche e della logica disinvolta, ci stava bene, ci si sentiva a casa.

Ma Liss vedeva anche che a quelle altitudini tremende, sui vertici, sulla stratosfera, incombeva un mondo di nebbia incomprensibile, poco chiaro, dolorosamente illogico, e quel mondo era il mondo del Führer, di Adolf Hitler.

Nel Führer l’inconciliabile si conciliava – e Liss era il primo a spaventarsene; Hitler era il maestro dei maestri: il meccanico capo, il capoelettricista, il grande demiurgo con una logica e un cinismo supremi, con una freddezza matematica superiore rispetto a tutti i suoi collaboratori messi insieme. E allo stesso tempo possedeva la furia del dogma, una fede fanatica e cieca, un’illogicità bovina che Liss aveva incontratao solo ai livelli più bassi, nel sottoscala della gerarchia politica. Lui, sommo sacerdote e inventore della bacchetta magica, era nel contempo un credente ottuso e fanatico.

In quel momento, seguendo con gli occhi la macchina che si allontanava, Liss sentì anche Eichmann gli aveva instillato quel sentimento sinistro fatto di fascino e paura che solo un altro uomo aveva suscitato in lui: Adolf Hitler, il Führer del popolo tedesco.

Vita e Destino – Vasilij Grossman (Ed. Adelphi)