Ma a Perugia no
Stefano e Antonio sono destinati ad essere un simbolo per la nostra città: esattamente un anno fa sono stati la prima coppia omosessuale a sposarsi all’estero, purtroppo, perchè il nostro paese ancora non ha avuto il coraggio di diventare moderno come il resto d’europa e del mondo.
Anche in questi giorni, loro malgrado, sono tornati ad essere un simbolo per i cittadini di Perugia: come regalo per il loro anniversario hanno ricevuto una lettera del Comune. Gli è arrivata la risposta del Sindaco alla legittima richiesta di vedere trascritto il loro matrimonio regolarmente contratto a Londra, niente di rivoluzionario o avanguardistico, ma la normale prassi amministrativa sostenuta anche da sentenze del Tar. Lo fanno già serenamente quasi tutti i Sindaci, come quello di Milano, Roma, Torino, Bologna, Napoli, Fano (di centro-destra tra l’altro come Romizi) e molti altri.
Ma a Perugia no. E’ una scelta politica quella del Sindaco Romizi, per carità legittima, ma che tradisce la vera natura bigotta e arretrata di questa amministrazione: spacciata come civica per quasi un anno, ma alla prova dei fatti, su tutte le vere scelte scelte di campo come questa, dimostra di essere ancora legata ad una vecchia menatlità conservatrice ed illiberale, superata ormai dai tempi.
Questa scelta amministrativa va controcorrente anche rispetto alla stessa destra europea che, con esponenti come Cameron, non ha avuto paura di affrontare la questione delle coppie omosessuali.
E la voce degli assessori e dei consiglieri auto-proclamati civici dove è finita? Sempre pronti a dichiarare, annunciare, commentare ed ora non hanno nulla da dire? Un colpevole mutismo
Di certo Romizi non è stato fortunato nemmeno sulla tempistica, infatti dopo aver rimandato la scelta per più di un anno è riuscito a far coincidere il suo rifiuto di riconoscere il matrimonio celebrato all’estero di Stefano e Antonio com il giorno in cui anche la Questura di Parma (sicuramente non un covo di bolscevichi) ha riconosciuto come famiglia un coppia sposata all’estero. Un tempismo formidabile.
Non si può morire di equilibrismi per tirare a campare. Non si può andare avanti con continui silenzi, assenze, latitanze e non scelte. Per dirla con le parole dei diretti interessati: “Ci saremmo aspettati più coraggio, Perugia merita di meglio.”