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9
Ott

Ma è un’ingiustizia però!

calimero-ingiustiziaNon si placa la furia polemica di Berlusconi che ritorna all’attacco dei giudici della Consulta – “di sinistra” – e del Colle, di sinistra anche questo, Napolitanio “non se la prenda”, ma le cose stanno così.

E’ solo un apparente ramoscello d’ulivo quello che  porge Berlusconi, intervistato dal Tg5 questa mattina. Il premier ha parlato di una «possibile leale dialettica tra Quirinale e governo». Ma di lì a qualche ora è ripartito lancia in resta, contro i giudici che vogliono sovvertire l’esito elettorale e sono immancabilmente di sinistra.

Quanto a lui, povero Silvio,  si definisce «in assoluto il maggior perseguitato di tutta la storia» dai giudici. E in  conferenza stampa al termine del Consigli dei ministri, si compiace  di aver avuto i mezzi «per affrontare» centinaia di processi. Una disponibilità economica – dice  scivolando in un lapsus – «che mi ha permesso di spendere 200 milioni di euro per pagare i consulenti e i giudici». Subito,
di fronte al brusio in sala, il ministro Renato Brunetta è stato costretto a precisare «per gli avvocati!». Berlusconi sorride e ribatte: «Certo, gli avvocati».

La giornata era cominciata su toni  apparentemente più soft, dopo le accuse rivolte a Napolitano subito dopo la bocciatura del Lodo Alfano. «Non credo ci siano cose nuove ma bisogna sgomberare il campo da troppe ipocrisie». «In Italia c’e una dialettica insita nei ruoli diversi che la Costituzione assegna al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio. E non credo che questa dialettica venga modificata da una sentenza politica della Corte Costituzionale». Tuttavia: «È anche chiaro a tutti che non c’è nessuno che in Italia si possa considerare super partes».

Ce n’è per tutti e naturalmente per la  Consulta: «Sicuramente non è la Consulta super partes, con i suoi ultimi 5 00004212giudici di sinistra nominati dagli ultimi tre presidenti della Repubblica di sinistra». E anche su Napolitano ma con toni ben diversi da quelli usati il giorno prima: «Napolitano? È stato un protagonista della sinistra e nulla può cambiare la sua storia. E credo di non dire nulla fuori di ragione – prosegue Berlusconi – se mi permetto di ricordare che questa è la situazione».

La lunga giornata di tensione istituzionale tra Berlusconi e Napolitano ieri si era chiusa con vertice tra le tre più alte cariche dello stato che invitano il presidente del consiglio ad osservare più rispetto al dettato della Costituzione.

Più semplice portare su questa posizione Fini, che già in mattinata si era espresso a difesa di Napolitano. Più difficile far convergere Schifani, berlusconiano di ferro, su queste posizioni.

«I presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, Renato Schifani e Gianfranco Fini – si afferma in una nota congiunta, diffusa dopo l’incontro di circa un’ora che si è svolto al Quirinale – hanno dato atto al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del suo rigoroso rispetto delle prerogative che la Costituzione gli riconosce; hanno espresso l’auspicio che tutti gli organismi istituzionali e di garanzia agiscano, in aderenza al dettato costituzionale e alla volontà del corpo elettorale, per determinare un clima di leale e reciproca collaborazione nell’interesse esclusivo della Nazione».

Ma lo “strappo” di Berlusconi è ancora difficile da ricucire. Gli attacchi diretti al Capo dello Stato, iniziati mercoledì sera dopo la bocciatura del Lodo Alfano, sono proseguiti a Porta a Porta («Il Capo dello Stato aveva garantito con la sua firma che la legge sarebbe stata approvata dalla Consulta, posta la sua nota influenza sui giudici di sinistra».) Ma Berlusconi ha continuato anche giovedì mattina al giornale Radio Rai: «Napolitano è stato eletto da una maggioranza che non è più tale nel paese». Dicendo, riguardo ai processi che ora lo attendono: «Sono una “farsa”, metterò in “ridicolo i miei accusatori”, anche in tv e sui giornali».

Il presidente della Camera Fini aveva provato a farlo ragionare: «L’incontestabile diritto politico di Silvio Berlusconi di governare, conferitogli dagli elettori, e di riformare il Paese, non può fare venir meno il suo preciso dovere costituzionale di rispettare la Corte Costituzionale e il capo dello Stato».

«Giudici di sinistra? E che devono essere di destra, o celestiali?», è sobbalzato il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura: «La Corte Costituzionale ha svolto il suo ruolo. La sentenza sul lodo Alfano va rispettata. Dire che i giudici politicizzano le questioni al loro esame è un ritornello». Ma ciò che preoccupa di più il numero due del Csm è l’intenzione proclamata dal premier di procedere spianati sulle riforme della giustizia. «C’è bisogno di rasserenare il clima e di proposte di riforma che non siano né dispettose né minatorie», avverte Mancino, che prova a bloccare sul nascere l’assalto.

Questo esecutivo, aveva detto in mattinata Berlusconi, «si sente assolutamente necessario alla democrazia, alla libertà e al benessere del Paese». Poi promette battaglia: «Vedrete di che pasta sono fatto». Prova persino a ostentare una serenità che nei fatti sembra totalmente smarrita: «Vado avanti tranquillamente e serenamente, possibilmente con più grinta». I processi? Come la manifestazione per la libertà di stampa. Anche quelli: una «farsa», replica Berlusconi che chiama il popolo italiano a giudicarlo e promette di difendersi non solo in tribunale ma sulle televisioni, alla radio, sui giornali. Come per altro ha già iniziato a fare. I processi – dice – li illustrerà lui agli italiani esponendo al «ridicolo» gli accusatori.