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7
Nov

Proposta di Cittadinanza Onoraria ad Aung San Suu Kyi

aung-san-suu-kyiPREMESSO CHE:

Il Comune di Perugia è città simbolo della pace, ospitando nel suo territorio la Tavola della Pace e il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, essendo luogo di ritrovo per il movimento non violento e pacifista italiano con le manifestazioni della Marcia per la Pace e del Forum della Pace.

La città che si candida a Capitale Europea della Cultura non può non promuovere una forte, radicata e diffusa cultura di pace e conoscenza dei diritti umani tra la propria cittadinanza e non solo.

Gli organizzatori del festival Bagliori d’Autore nella prossima edizione hanno inserito il Progetto di vicinanza e Solidarietà con il popolo Birmano così illustrato: “Nell’ambito della rassegna multidisciplinare “Bagliori d’Autore” dedicata quest’anno allo scrittore britannico Goerge Orwell, abbiamo ritenuto interessante e giusto riservare uno spazio importante alla Birmania e al suo popolo che vive da molti anni in condizioni di difficoltà e di privazione della libertà oltre che dei più elementari diritti. Il perché di questa scelta all’interno di una rassegna che in prevalenza è letteraria e teatrale risiede nella frequentazione della Birmania (oggi Myamar) da parte dello scrittore che risedette in quel paese per sei anni svolgendovi il compito di agente della polizia coloniale britannica. Dopo quella esperienza Orwell compose una delle sue prime opere letterarie che gli valse fama mondiale; si trattava del libro “Giorni in Birmania” che, attraverso il ritmo del romanzo, offre una descrizione molto vivace del paese e della sua popolazione indigena oltre che un’impietosa rappresentazione della comunità di bianchi di origine europea che incarnano il potere coloniale giunto ormai in prossimità della fine. Le successive opere dello scrittore che, dopo aver abbandonato lo schema classico del romanzo, introdurranno un modo moderno e straordinariamente anticipatore di raccontare le sue visioni con riferimento alla politica e alla corruzione dei sistemi di governo per mezzo di oligarchie di potere, offrono la possibilità di effettuare un interessante e attuale parallelo tra l’evoluzione dei temi narrativi di Orwell e il percorso del popolo birmano verso la sua aspirazione alla democrazia e alla libertà: dal colonialismo all’oppressione militare. Attraverso questo spazio nella rassegna Bagliori d’Autore sarà possibile dare concretezza ad alcune iniziative che possono fare inserire la città di Perugia  nel novero di città e comuni italiani che si sono attivati per dare solidarietà e sostegno al popolo birmano e ai suoi rappresentanti in prigione o in esilio. Diversi consigli comunali infatti, tra i quali Torino, Firenze e Bologna, hanno votato unanimemente per concedere la cittadinanza onoraria ad alcuni prigionieri politici rinchiusi dai militari al potere nel Myamar. Una tra tutte, la più rappresentativa perché vincitrice delle ultime elezioni democratiche disattese dalla giunta al governo, è Aung San Suu Kyi, da decenni ormai agli arresti domiciliari. Parlare quindi del percorso storico e sociale della Birmania-Myamar in parallelo con il percorso orwelliano di analisi politica letteraria sulle distorsioni e corruzioni ideologiche dei sistemi di governo, democratici o totalitari, conosciuti o immaginati, offrirà l’occasione per attirare l’attenzione sulla situazione attuale birmana. Si potrà così sensibilizzare la popolazione e le istituzioni locali e offrire l’opportunità di esprimersi alle voci di chi lotta in esilio per la democrazia e la libertà nel proprio paese. Avrà quindi luogo una conferenza ospitata e organizzata con il prestigioso supporto della Università Italiana per Stranieri di Perugia alla quale saranno invitati,  tra gli altri,  Beaudee Zawmin, dirigente dell’Euro–Burma Office di Bruxelles, referente per l’Europa del Governo Birmano in esilio e rappresentante dell’opposizione democratica birmana presso le Nazioni Unite, e l’Inviato Speciale dell’Unione Europea per la Birmania l’on. Piero Fassino. E’ quindi auspicabile che, in preparazione della giornata nell’ambito della Rassegna Bagliori d’Autore dedicata alla Birmania, sia il consiglio comunale di Perugia che quelli di altre città simbolo della nostra regione che da sempre hanno dimostrato la propria vocazione alla pace tra i popoli e al rispetto dei diritti umani, prendano iniziative simili a quelle intraprese dalle altre città italiane che hanno concesso la cittadinanza onoraria a prigionieri politici birmani.  Facciamo nostro l’invito del Premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi ai popoli occidentali: “Per favore, usate la vostra libertà per promuovere la nostra”.”

VALUTATO CHE:

Figlia del generale Aung San e di Khin Kyi, la vita di Aung San Suu Kyi è stata travagliata fino dai primi anni. Suo padre, uno dei principali esponenti politici birmani, dopo aver negoziato l’indipendenza della nazione dal Regno Unito nel 1947, fu infatti ucciso da alcuni avversari politici nello stesso anno, lasciando la bambina di appena due anni, oltre che la moglie, Khin Kyi, e altri due figli, uno dei quali sarebbe morto in un incidente. Dopo la morte del marito, Khin Kyi, la madre di Aung San Suu Kyi divenne una delle figure politiche di maggior rilievo in Birmania, tanto da diventare ambasciatrice in India nel 1960. Aung San Suu Kyi fu sempre presente al fianco della madre, la seguì ovunque, ed ebbe la possibilità di frequentare le migliori scuole indiane e successivamente inglesi, tanto che nel 1967, ad Oxford, conseguì la prestigiosa laurea in Filosofia, Scienze Politiche ed Economia. Continuò poi i suoi studi a New York e nel 1972 cominciò a lavorare per le Nazioni Unite, e in quel periodo conobbe anche uno studioso di cultura tibetana, Micheal Aris, che l’anno successivo sarebbe diventato suo marito, e padre dei suoi due figli, Alexander e Kim. Ritornò in Birmania nel 1988, per accudire la madre gravemente malata, e proprio in quegli anni il generale Saw Maung prese il potere e instaurò il regime militare che tuttora comanda in Myanmar. Fortemente influenzata dagli insegnamenti del Mahatma Gandhi, Aung San Suu Kyi sposò la causa del suo paese in maniera non-violenta e fondò la Lega Nazionale per la Democrazia, il 27 settembre 1988. Neanche un anno dopo le furono comminati gli arresti domiciliari, con la concessione che se avesse voluto abbandonare il paese, lo avrebbe potuto fare; Aung San Suu Kyi rifiutò la proposta del regime. Nel 1990 il regime militare decise di chiamare il popolo alle elezioni, e il risultato fu una schiacciante vittoria della Lega Nazionale per la Democrazia di Aung San Suu Kyi, che sarebbe quindi diventata Primo Ministro, tuttavia i militari rigettarono il voto, e presero il potere con la forza, annullando il voto popolare. L’anno successivo Aung San Suu Kyi vinse il premio Nobel per la Pace, ed usò i soldi del premio per costituire un sistema sanitario e di istruzione, a favore del popolo birmano. Gli arresti domiciliari le furono revocati nel 1995, ma rimaneva comunque in uno stato di semi libertà, non poté mai lasciare il paese, perché in tal caso le sarebbe stato negato il ritorno in Myanmar, e anche ai suoi familiari non fu mai permesso di visitarla, neanche quando al marito Michael fu diagnosticato un tumore, che di lì a due anni, nel 1999, lo avrebbe ucciso, lasciandola vedova. Nel 2002, a seguito di forti pressioni delle Nazioni Unite, ad Aung San Suu Kyi fu riconosciuta un maggiore libertà d’azione in Myanmar, ma il 30 maggio 2003, il dramma: mentre era a bordo di un convoglio con numerosi supporters, un gruppo di militari aprì il fuoco e massacrò molte persone, e solo grazie alla prontezza di riflessi del suo autista, Ko Kyaw Soe Lin, riuscì a salvarsi, ma fu di nuovo messa agli arresti domiciliari. Da quel momento, la salute di Aung San Suu Kyi è andata progressivamente peggiorando, tanto da richiedere un intervento e vari ricoveri.

Il “caso” Aung San Suu Kyi ha incominciato ad essere un argomento internazionale, tanto che gli Stati Uniti d’America e l’Unione Europea hanno fatto grosse pressioni sul governo del Myanmar per la sua liberazione, ma gli arresti domiciliari furono rinnovati per un anno nel 2005 e ulteriormente rinnovati nel 2006 e nel 2007. Tuttora Aung San Suu Kyi è agli arresti domiciliari. Per quanto sta facendo per la causa del popolo birmano, alcune prestigiose Università in Europa e in America vogliono assegnarle delle lauree Honoris Causa, per il suo grande impegno civile, e per la difesa dei diritti umani e della pace. Il 9 novembre 2007, Aung San Suu Kyi ha lasciato la sua abitazione dove era confinata agli arresti domiciliari e ha incontrato il ministro nominato ad hoc dalla giunta militare al potere per il dialogo con l’opposizione, il ministro dei trasporti Aung Kyi. Un dirigente della Lega nazionale per la democrazia ha detto che Suu Kyi ha anche incontrato tre esponenti del suo partito, che non incontrava da tre anni. Per il suo impegno a favore dei diritti umani il 6 maggio 2008 il Congresso degli Stati Uniti le ha conferito la sua massima onorificenza: la Medaglia d’Onore. Il 3 maggio 2009 un mormone statunitense, John William Yethaw, ha raggiunto a nuoto la casa in cui è costretta agli arresti domiciliari attraversando il lago Inya. Il 14 maggio la giunta militare ha arrestato, e il 18 successivo ha processato, Aung San Suu Kyi per violazione degli arresti domiciliari. Il termine dei domiciliari e la liberazione dell’attivista birmana dall’ultimo arresto sarebbero scaduti il 21 maggio. Secondo buona parte della stampa internazionale e la stessa Lega nazionale per la democrazia, l’impresa di Yethaw è stato il pretesto fornito alla giunta militare per mettere fuori gioco Aung San Suu Kyi prima di sottoporre il popolo birmano alla votazione di un referendum per l’approvazione di un testo costituzionale che, di fatto, sancisce la continuazione del potere dei militari sotto forme civili, escludendo del tutto la Lega nazionale per la democrazia. Il giorno 11 giugno, Aung San Kyi è stata nuovamente condannata, questa volta a tre anni di lavori forzati per violazione della normativa della sicurezza che sono stati commutati poi, dalla Giunta militare, in 18 mesi di arresti domiciliari.

L’Unione di Birmania è governata da un regime militare, quando l’esercito si è instaurato al potere nel 1988 è iniziata una feroce guerra civile. Ogni insurrezione popolare veniva sedata con la forza da parte del regime ed è in corso un conflitto piuttosto aggressivo tra il governo ed il gruppo etnico dei Karen. Dopo anni di dittatura militare, nel 1990, il partito al governo (NUP) permise libere elezioni, ma poiché vinse il partito (NDL) rappresentato da Aung San Suu Kyi, nell’ottobre dello stesso anno i reparti dell’esercito fecero un’incursione presso la sede NDL arrestando tutti i componenti, tra cui Aung San Suu Kyi che è ancora agli arresti domiciliari. L’area più colpita dalle dimostrazioni di violenza dei militari è quella sud-orientale (o Tenasserim); di conseguenza ogni anno migliaia di esuli si muovono verso il confine con la Thailandia, dove sono stati istituiti dei campi profughi.

Eletta nel 1990, l’Assemblea Popolare formò la Coalizione Nazionale per l’Amministrazione dell’Unione di Birmania (NCGUB), che ora è in esilio e opera per la democrazia nello stato comandato da Sein Win, un cugino di Aung San Suu Kyi. Comunque, il NCGUB ha pochissimi poteri ed è bandito in Birmania. L’attuale capo di stato, il generale Than Shwe, che detiene il titolo di capo del concilio statale della pace, ha tutti i poteri, incluso quello di poter rimuovere ministeri e i loro membri, prende le maggiori decisioni nel piano delle politiche estere. Khin Nyunt era il primo ministro fino al 19 ottobre 2004, rimpiazzato dal Generale Soe Win, malato di leucemia e sostituito nel 2007 da un altro generale, Thein Sein. La maggior parte dei ministeri sono capeggiati da ufficiali dell’esercito, con le eccezioni del Ministero della Sanità, del Ministero dell’Educazione e del Ministero del Lavoro, che sono in mano a civili. I partiti politici importanti in Birmania sono la Lega Nazionale per la Democrazia e la Lega Democratica Shan, anche se le loro attività sono regolate dal regime. Esistono molti altri partiti, rappresentanti spesso gli interessi delle minoranze etniche. C’è poca tolleranza per l’ opposizione politica e molti partiti sono stati proscritti. Il partito nazionale dell’unità rappresenta i militari ed è sostenuto da un’organizzazione totalitaria chiamata l’Associazione di Solidarietà e dello Sviluppo del Sindacato. Secondo parecchie organizzazioni, compreso Amnesty International, il regime ha poca considerazione dei diritti dell’uomo. Non c’è ordinamento giudiziario indipendente in Birmania e l’opposizione politica al governo militare non è tollerata. Nel 1989, l’esercito birmano represse violentemente le proteste contro la cattiva gestione economica e l’oppressione politica. L’episodio più cruento avvenne l’8 agosto 1988, quando i militari aprirono il fuoco contro rivoltosi in quella che è conosciuta come rivolta 8888. Nonostante gli insuccessi delle rivolte, le proteste del 1988 hanno aperto la strada per le elezioni dell’Assemblea della gente, nel 1990. I risultati dell’elezione successivamente sono stati invalidati dal regime. La lega nazionale per la democrazia, condotta da Aung San Suu Kyi, ha vinto più del 60% dei voti e più del 80% delle sedi parlamentari nell’elezione nel 1990, tenuta per la prima volta dopo 30 anni. Aung San Suu Kyi ha guadagnato l’elogio internazionale come attivista per il ritorno del governo democratico in Birmania, ricevendo il Premio Nobel per la pace nel 1991. È stata condannata agli arresti domiciliari. La situazione della Birmania è stata riferita a il Consiglio di sicurezza dell’ONU per la prima volta nel dicembre 2005 per una consultazione informale. L’ASEAN inoltre ha dichiarato la relativa frustrazione con il governo della Birmania. Ha formato il Comitato Inter-Parlamentare per richiamare la mancanza di democrazia in Birmania.

IL CONSIGLIO COMUNALE DELIBERA CHE:

Sia conferita la Cittadinanza Onoraria della Città di Perugia al Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi.

Venga portata avanti un’azione sinergica con gli altri enti locali e con tutti i livelli istituzionali e i loro rappresentanti perché il problema venga rappresentato in tutte le sedi utili a porre fine alla violazione di diritti civili e politici in Myanmar e per ristabilire la democrazia.